Riflessioni sui motivi che portano campioni di arti marziali ad essere spesso “fragili” nel combattimento da strada

È esperienza comune di molti (compreso dello scrivente) conoscere, direttamente o per sentito dire, gente esperta di arti marziali, abituata a vincere quasi tutte le gare in palestra, che sia stata clamorosamente picchiata per strada in una rissa, magari da semplici bulletti non marzialisti (però abituati agli scontri nei bassifondi).

Risulta evidente che il combattimento in palestra, di qualunque arte marziale si tratti, è totalmente diverso da quel che accade durante un’aggressione “vera” per strada (in cui ci sono in gioco la salute, la vita, i beni propri e dei propri cari).

Cerchiamo ora di capire che cosa rende differenti le 2 situazioni.
1) La prima differenza consiste nel fatto che per strada non ci sono regole,in palestra si.In effetti, tutte quelle limitazioni, quei colpi proibiti,quegli interventi arbitrali posti a tutela dei contendenti,non hanno alcun senso in uno scontro reale,non simulato; i regolamenti tendono a restringere la variabilità delle arti marziali al solo aspetto tecnico, mentre nel real fighting la variabilità è situazionale, è globale.
2) La seconda differenza consiste nel fatto che in palestra si combatte in 1 contro 1 in uno spazio vuoto libero,mentre per strada si combatte ovunque,anche contro più avversari,usando come un’arma qualunque oggetto ci capiti sottomano.
3) La terza differenza consiste nel fatto che non tutte le tecniche da palestra delle arti marziali si prestano bene ad essere utilizzate da freddo, con i vestiti normali, in un combattimento da strada (ad esempio,si pensi ai calci circolari alti del Karate,oppure alla necessità di afferrare manica e bavero in molte prese del Judo,oppure alle sforbiciate volanti del Vovinam Viet Vo Dao); di contro, i colpi “sporchi” (i più efficaci nello scontro reale), sono usualmente vietatissimi in palestra.
4) Altra differenza importante si può rilevare nel fatto che per strada si viene aggrediti per lo più di sorpresa da una o più persone (eventualmente armata/e) che pensa/no di essere più forte/i di noi, mentre in palestra abbiamo di fronte un avversario spesso già noto, del nostro peso e sesso, ben dichiarato prima.
5) Ma la differenza più importante, quella spesso determinante, si può ravvedere nelle modalità con cui si modificano quasi istantaneamente le nostre condizioni fisiologiche di base quando siamo sotto stress improvviso ed intenso (come quando accade quando veniamo aggrediti realmente per strada) rispetto a quello che ci capita quando combattiamo in palestra (seppure all’inizio di una gara importante). Quando veniamo aggrediti seriamente, nel nostro organismo succedono i seguenti eventi quasi istantaneamente: la pressione arteriosa schizza oltre i 250/130 mmHg; la frequenza cardiaca sale a 180-200 battiti al minuto; la frequenza respiratoria sale a 40-60 atti respiratori al minuto,mentre il respiro diviene affannoso; la visione periferica si riduce ad un angolo frontale di 30°-45°; cominciano a sudare profusamente la fronte e le mani,mentre queste ultime perdono la sensibilità periferica delle dita (ecco perché le arti marziali che si basano sulle leve, come il Ju-Jutsu e l’Aikido, funzionano poco nel real fighting, dal momento che per le leve è essenziale la sensibilità periferica delle dita); i muscoli si induriscono e cominciano a tremare; compare un nodo in gola ed alla bocca dello stomaco, mentre la mente ed il corpo si disconnettono (per cui la persona o si paralizza, od agisce per puro istinto senza alcuna possibilità di scelta volontaria e cosciente).
Si comprende fin troppo facilmente che solo una tecnica di combattimento che tenga conto,oltre all’aspetto tecnico,anche di tutti gli altri suddetti fattori,potrà preparare una persona al real fighting ; altrimenti, si pratica solo uno sport il cui beneficio si limita alle 4 mura della palestra ed alla salute in generale (a me cara anche professionalmente, essendo Medico).
Per più di 3 decenni ho praticato di tutto e di più,senza mai trovare risposta a quello che cercavo.Solo da quando ho iniziato a praticare il Krav Maga 3 anni addietro, ho trovato piena risposta alle mie esigenze (che sono quelle del real fighting): attenzione però alla Federazione a cui ci si iscrive (evitare accuratamente quelle, e sono la maggior parte, che permettono di acquisire il titolo di Istruttore con un corso del fine-settimana)!!!!
Un buon lavoro a tutti
Dott. Enrico Tolentinati – Verona

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